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Categoria 9 Qui Karlsruhe 9 Il tenore emigrato con il timbro vocale come Beniamino Gigli

Il tenore emigrato con il timbro vocale come Beniamino Gigli

Il tenore emigrato con il timbro vocale come Beniamino Gigli

Il tenore Mario Muraro raggiunse l’apice della sua carriera con il teatro di Karlsruhe. Ma non perse mai i legami con le radici del suo territorio d’origine.

“Sono partito dal basso, come si poteva al tempo, cantando nel coro del Duomo di Monfalcone, diretto da don Pino De Luisa, e nelle file del Coro della Società Filarmonica Verdi di Ronchi. Lavoravo in un’impresa edile, un lavoro piuttosto pesante, ma che non mi impedì di seguire il desiderio di approfondire la mia educazione canora, frequentando l’Istituto di Musica di Gorizia.” Raccontava così i suoi inizi Mario Muraro, tenore di grande potenza e fama, nato a Ronchi dei Legionari, nel rione di Vermegliano, il 9 marzo 1937.

Quella di Mario Muraro è una storia di sacrifici e di grandi successi. La musica era la sua passione, per questo cominciò a cantare nel coro virile della società filarmonica Giuseppe Verdi, diretto da Giorgio Kirschnner. In quegli anni il sodalizio ronchese vinse il prestigioso concorso internazionale di Arezzo, obiettivo ambito da ogni compagine corale.

Mario Muraro

PROTAGONISTA. Mario Muraro, tenore di grande potenza e fama, nato a Ronchi dei Legionari il 9 marzo 1937, è stato protagonista di una carriera di grande successo.

 

Nel 1960 iniziò a studiare canto all’istituto di musica di Gorizia. Conobbe due coriste del teatro Verdi di Trieste, che riuscirono ad ottenere per lui un’audizione di fronte al maestro Luigi Toffolo, direttore artistico del teatro triestino. La sua grande occasione, perché il maestro Toffolo lo prese sotto la sua protezione e gli trovò un lavoro nella pasticceria sotto il suo appartamento per consentirgli di frequentare le sue lezioni. E per poter seguire le lezioni giornaliere, iniziò a lavorare di notte come fornaio e pasticcere.

Nel 1968 il suo debutto a Teplice, nell’allora Cecoslovacchia, nella Madama Butterfly, che gli aprì definitivamente le porte della lirica. Calcò quindi il palcoscenico del Verdi nella Boheme e, finalmente, nel 1972 la sua carriera spiccò il volo dopo un’audizione in Germania, a Gelsenkirchen, e l’incontro con il Sovrintendente Guenther Koenemann.

E con essa tutte le sue interpretazioni dal Pinkerton di Madama Butterfly, al Trovatore, alla Carmen, all’Ernani alla Turandot. Impegnato nel suo ruolo di tenore, approdò al Teatro „Beim Badische Staatstheater”, che lo apprezzò per la sua voce calda e appassionata, dalle tonalità simili a quelle di Luciano Pavarotti, e lo impegnò nei suoi programmi teatrali per gran parte della sua carriera di tenore lirico.

Mario Muraro in scena

PROTAGONISTA. Una delle interpretazioni di Mario Muraro.

 

Nel 1977 si trasferì definitivamente a Karlsruhe dove diventò un idolo per il raffinato pubblico germanico dell’opera e dell’operetta. Nel corso della sua carriera ebbe modo anche di sostituire il popolare Placido Domingo. Nel 2000 il Governo del Baden-Württemberg lo nominò Kammersänger (titolo onorifico che viene conferito ai cantanti che si sono distinti per meriti professionali). Nel settembre del 2002 una folla di oltre mille persone salutò il tenore ronchese all’ultimo atto della sua lunga carriera musicale. Fu protagonista di una straordinaria interpretazione di Cavaradossi.

Al suo attivo 50 opere e 6 operette, ma anche concerti in tutt’Europa. Ciò che caratterizzava la sua voce erano le diverse tonalità, quelle calde e quelle scure, che lo ponevano fra i grandi interpreti delle opere liriche di diverso genere. Mantenne sempre salde le sue radici e i suoi legami con il territorio d’origine e la sua Ronchi dei Legionari. Tanto da esibirsi nelle celebrazione per la festa del patrono, San Lorenzo, e da essere scelto negli ultimi anni come testimonial del „Calandario dei paesi bisiachi”, ideato dal circolo don Eugenio Brandl di Turriaco.

Se ne è andato per sempre, lasciando un vuoto incolmabile in chi lo ha conosciuto e apprezzato. Lascia la moglie Susanne, soprano, e le figlie, Sabrina e Gabriella. Rimarrà il ricordo di un grande e sensibile artista, la cui voce faceva emozionare.

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