di Lucio Gregoretti
Ci sono molti motivi per parlare male dell’informazione; ma non esageriamo
“Stiamo vivendo da anni un eccezionale processo di trasformazione tecnologica e sociale, così vasta e così profonda quale mai si è avuta nella storia dell’umanità; un processo che ha preso avvio con l’invenzione del computer, è proseguito con la digitalizzazione e con internet e ha trovato come coprotagonista la televisione, cioè un medium che non si limita a trasmettere messaggi ma è essa stessa un messaggio, un medium che ha modificato e modifica anche le nostre capacità di percezione e di reazione. È un processo che ha cambiato e sta cambiando non solo le strutture economiche e produttive dei nostri paesi, ma l’intera società e le forme in cui essa si esprime: la cultura, la politica e i nostri modi di pensare e di comportarci; forse, anche i nostri meccanismi logici e biologici. In questo mondo che cambia, il giornalismo è soggetto e oggetto del cambiamento, una delle cause e uno degli effetti più sensibili. (…) Ma nel giornalismo c’è qualcosa che non cambia: il suo istituzionale fondamento, il perché è nato e si è diffuso; il giornalismo come mediazione tra la fonte e il destinatario dell’informazione; il giornalismo che tra i cento e cento fatti che accadono ogni giorno sceglie quelli che più rispondono ai bisogni informativi dei cittadini e li racconta”.
Sergio Lepri, giornalista, nato a Firenze il 24 settembre 1919, morto a Roma il 20 gennaio 2022, ha lasciato molti insegnamenti sul valore di un buon giornalismo e sull’importanza della lettura. “Del giornalismo italiano – anche di quello di informazione – ci sono molti motivi per parlare male; ma non esageriamo. Se ne può parlare male per la sua storica tendenza a farsi spesso strumento del potere politico ed economico; per la sua inguaribile propensione a dimenticarsi del lettore come istituzionale destinatario (…). Ma se pensiamo ai linguaggi parlati e scritti di ieri e di oggi, dobbiamo ammettere che il giornalismo è stato anche – come specchio di una società in trasformazione – una delle cause del grande cambio linguistico che ha caratterizzato il nostro paese negli ultimi decenni; un mezzo importante (in specie, quello radiofonico e televisivo) per la formazione di una lingua più unitaria e più moderna; è stato un diffusore di cultura, anche se, spesso, di una cultura superficiale e approssimativa”.
Dedichiamo questa riflessione a tutti i lettori e ai collaboratori della nostra rivista, con l’impegno a fare sempre un buon servizio all’informazione.
