L’edificio, iniziato nel Seicento, fu completato nei primi decenni del secolo seguente. Rieccheggia la palladiana con influenze rococò.
di GIORGIO PACOR
Ludovico Manin nacque il 14 maggio 1725. È stato il 120° e ultimo doge della Repubblica di Venezia, dal 9 marzo 1789 al 15 maggio 1797. Ludovico Manin era molto dovizioso e infatti la sua famiglia è registrata con una rendita di oltre 30.000 ducati.
Ad Udine, dal 1630 al 1768, i Manin possedevano il palazzo in via Jacopo Marinoni. Nel coro del duomo di Udine si vedono sulle pareti laterali mausolei ricordanti suoi membri e nella sacrestia si legge una iscrizione apposta dai canonici, che ricorda l’elezione del doge. Erano dei Manin la grandiosa villa di Passariano, testimone dell’infausto trattato di Campoformio e dell’ultima venuta in Italia dell’imperatore Guglielmo II (dopo Caporetto), con l’annessa sontuosa cappella, e la famosa villa Barbaro di Maser presso Cornuda, progettata dal Palladio. In quest’ultima si vede il Doge raffigurato in un medaglione. A Venezia, dove è ricordata dalla cappella di Santa Maria degli Scalzi (1), dalla facciata, dal pulpito e dal presbiterio della chiesa dei Gesuiti (2), la famiglia Manin possedeva il palazzo già dei Dolfin (3).

MANIN. Villa Manin di Passariano
Appena eletto doge, il 9 maggio 1789, fra il tripudio universale corse il fatidico detto ammonitore di Pietro Gradenigo: “I ga fato Doxe un furlan, la Republica xe morta!” Per terminare questa premessa farò menzione di un dramma di A.G. Lorenzetti intitolato Ludovico Manin ultimo doge, ossia la caduta della veneta Repubblica; di due romanzi Cosimo e Lavinia o la caduta della Repubblica veneta di Antonio Falconetti, e Bonaparte et le Doge del barone Lemothe Langon, in cui Manin venne fatto tristemente rivivere fra mezzo ai tragici eventi che funestarono gli ultimi momenti della grande e gloriosa Repubblica.
Oltre le quinte barocche degli accessi laterali, si aprono due grandi esedre, formate anche esse da esedre porticate e concluse da alte, quadrate torri vigilanti l’ingresso principale. L’edificio, iniziato nel Seicento, fu completato nei primi decenni del secolo seguente; esso, pur riecheggiando la grande lezione palladiana, rivela, nel disegno dell’impianto e nella dinamica delle volumetrie organizzate in funzione dell’edificio principale, una tematica rococò. Delle molte opere d’arte che decoravano gli ambienti della grandiosa villa, oggi possiamo vedere le sale con gli eleganti stucchi rococò e le bizzarre decorazioni policrome di finti tendaggi. Ancora perfettamente conservati risultano gli affreschi di Ludovico Dorigny (4), nei soffitti del piano-terra.
(1) La chiesa di Santa Maria di Nazareth, o chiesa degli Scalzi, è un edificio religioso della città di Venezia dei primi del XVIII secolo. Opera di Baldassarre Longhena, ma con la facciata di Giuseppe Sardi, è situata nel sestiere di Cannaregio in prossimità della stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia.
(2) La chiesa di Santa Maria Assunta, detta comunemente chiesa dei Gesuiti, è un edificio religioso di Venezia, situato nel sestiere di Cannaregio, in Campo dei Gesuiti, non lontano dalle Fondamenta Nuove. I Manin, finanziatori della costruzione, vollero essere ricordati con i loro stemmi negli ovali sopra le nicchie delle ali e nella dicitura sull’architrave del portale: Iesu ac Deiparae Assumptae Virgini / per quos omnia Patrity Manini.
(3) Palazzo Dolfin Manin è un palazzo veneziano, situato nel sestiere di San Marco e affacciato sul Canal Grande, poco distante dal Ponte di Rialto e accanto a Palazzo Bembo.
(4) Louis Dorigny (Parigi, 1654 – Verona, 1742), anche italianizzato come Ludovico Dorigny. Si trasferì giovane in Italia, operando nel territorio della Repubblica di Venezia; risiedette principalmente nella città di Verona.